I denti si riparano da soli. Questa è l’ultima scoperta in campo odontomastologico. Le cellule staminali che formano il tessuto compreso tra la polpa e lo smalto -ossia la dentina- possono essere stimolate a crescere con un farmaco adoperato contro l’ Alzheimer. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports ed è stato guidato da uno dei pionieri delle ricerche per ottenere denti in laboratorio - Paul Sharpe- un ricercatore, appunto, del King's College di Londra.
Comunque il primo dente –biotech- completamente fabbricato in laboratorio e trapiantato in un topo è stato conseguito in Giappone nel 2011. La guida di questo studio è il ricercatore Takashi Tsuji, dell'università delle Scienze di Tokyo, un altro grande pioniere di queste ricerche. Nel lontano 2007 si era scoperta una tecnica di laboratorio che sfruttava le cellule staminali della dentina per ottenere in provetta una gemma dentale. Sfruttando questa tecnica hanno ricavato il primo dente in laboratorio, il cui punto di partenza è , infatti, la gemma dentale.
Un nuovo approccio clinico alle carie
La novità della scoperta della capacità di autoriparazione del dente grazie alla stimolazione delle cellule staminali, apre nuove frontiere sull’approccio clinico delle carie, cambiando significativamente il lavoro del dentista, al punto da non dover ricorre alle otturazioni.
Dopo un danneggiamento, i denti, infatti, per tutelare la polpa producono un sottile strato di dentina. Nonostante ciò questo è insufficiente per riparare grandi cavità lasciate dalla carie e i dentisti usano otturazioni artificiali, come cementi a base di calcio o di silicio.
Questi materiali artificiali, tuttavia, non si inseriscono perfettamente con il dente e possono degradarsi, provocando spesso una reinfezione della parte curata. Questo comporta la sostituzione dell’otturazione dopo l'asportazione dell'ulteriore parte danneggiata del dente, creando una cavità progressivamente più grande, fino ad arrivare a dover estrarre il dente. Il nuovo approccio evita questi problemi e si basa su una molecola chiamata GSK-3 (glicogeno sintasi chinasi), che è usata per curare alcune malattie neurologiche, incluso l'Alzheimer, e che ha dimostrato di riuscire anche a stimolare le cellule staminali che formano la dentina.
Il test
Nella sperimentazione la molecola è applicata nei denti attraverso una matrice biologica di natura spugnosa detta 'colla' biologica, ossia collagene. Una volta imbevute della molecola, le spugne vengono inserite nella cavità da riparare, dove liberano il farmaco che stimola le staminali che producono la dentina, riparando il dente in un periodo compreso tra 4 e 6 settimane. La spugna si degrada nel tempo e lo spazio occupato è sostituito dal nuovo tessuto. Il gruppo di ricerca giunge a questo conclusione dopo aver fabbricato denti in provetta nel 2013 a partire da cellule raccolte dai tessuti che rivestono le gengive e da cellule staminali adulte.
Dal momento che le molecole stimolatrici delle staminali sono già state esaminate clinicamente e che le spugne di collagene sono già in commercio, la nuova tecnica potrebbe entrare nella pratica odontoiatrica in tempi abbastanza brevi.
Stefania Incardona BLOGGER E CONSULENTE DI BELLEZZA INCARICATA INDIPENDENTE FOREVER
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